Prima il Super Bowl, poi l’All Star Game. Lo sport a febbraio in America significa spettacolo. A Indianapolis è stata l’East Coast a trionfare sull’Ovest col punteggio record di 211-186, tornando sul podio a distanza di 10 anni dall’ultima volta, nel 2014.

La formazione di Doc Rivers ha insaccato ben 42 triple e Damian Lillard, 39 punti con 10 bombe, è stato eletto anche MVP. Il top scorer è stato Karl-Anthony Towns con 50 punti, mentre LeBron James rimane in campo solo 14′ per un infortunio.

Lo spettacolo pre-sfida

Ma facciamo un passo indietro perché prima c’è stato il match delle celebrità al quale ha preso parte anche il nostro Gianmarco Tamberi, oro olimpico e mondiale nel salto in alto. Per lui, super amante della pallacanestro, anche due schiacciate da sogno.

Poi il Rising Stars, dove a vincere è stato il team guidato da Chet Holmgren. Nel torneo a 4 squadre che coinvolge rookie, giocatori al secondo anno e giocatori della G League, Holmgren e compagni in semifinale hanno battuto Paolo Banchero e il team Tamika per 40-35, con 18 punti di Bennedict Mathurin.

Nell’altra semifinale vittoria del Team Detlef contro il Team Pau di Victor Wembanyama per 41-36, con il campione di San Antonio cui non bastano 11 punti per vincere il match. E in finale non c’è stata storia, con il Team Jelen che ha superato Detlef per 26-13.

Sfida All-Star

Nell’All Star Game vero e proprio, invece, sono stati diversi i record battuti dall’East, a partire dai 211 punti segnati che superano i 196 dell’Ovest del 2016. Poi le triple, 42 per l’East, meglio delle 25 del team LeBron del 2019. Sono solo alcuni dei numeri di uno storico successo di East che ha visto Lillard alla prima da titolare, strappando anche il premio di MVP con il trofeo dedicato a Kobe Bryant.

Tyrese Haliburton, idolo locale e stella dei Pacers, ha cominciato fortissimo con 5/5 dall’arco nel solo primo quarto, chiudendo con 32 punti, 7 rimbalzi e 6 assist con 11/15 al tiro di cui 10/14 dalla lunga distanza.

Per l’Est, avanti già 53-47 alla prima pausa e poi con un margine sempre più ampio, con quattro periodi tutti da almeno 50 punti, c’è stato spazio per tutti dopo, anche per i 36 punti di Jaylen Brown, i 23 di Giannis Antetokounmpo e i 20 di Jayson Tatum.

Critiche e performance

I debuttanti Brunson, Barnes, Maxey e Paolo Banchero chiudono rispettivamente con 12, 16, 10 e 6 punti. Tutto bene, dunque? Insomma. Il Commissioner Adam Silver sperava in un tasso agonistico più alto, in partite più tirate e – chissà – qualche azione difensiva in più.

Niente di tutto questo però si è visto in campo: i giocatori non se la sentono ancora di rischiare i loro contratti presenti e futuri per un’esibizione. E’ pur sempre l’All Star Game, d’accordo, ma comunque di un’esibizione si tratta alla fin dei conti e le stelle NBA hanno solo voglia di divertirsi e di mettere da parte l’agonismo (almeno per una sera).