Il decimo titolo della sua carriera è quello della consapevolezza. La consapevolezza di esser diventato stabilmente un Top 4 e di avere tutte le carte in regola per restarci e puntare anche oltre. Stiamo parlando di Jannik Sinner che in due mesi ha messo da parte le critiche per il no alla Coppa Davis, vincendo prima il China Open e ora un altro Atp 500 a Vienna.

L’ultima conquista

Battuto per la seconda volta in finale Daniil Medvedev, uno che prima della sfida in terra asiatica lo aveva sconfitto sei volte di fila senza diritto di replica. L’azzurro, però, nel 2023, al di là di qualche passaggio a vuoto come quello di Roma, ha mostrato segnali di crescita per tutto l’anno, già dalle prime uscite sul cemento australiano e americano.

La stagione sul veloce lo esalta e per questo ora punta dritto al master di fine anno a Torino. Vincere lì significherebbe entrare definitivamente nell’Olimpo del tennis, il posto che più gli si addice se guardiamo i numeri recenti della sua storia. Quello di Vienna, infatti, è il titolo numero dieci in carriera, combaciato con il successo 56 in stagione.

I traguardi

Un record che lo ha fatto diventare il tennista italiano più vincente di sempre nell’anno solare, superando due grandi come Panatta e Barazzutti, che si fermarono rispettivamente a 53 e 54. A loro, però, è riuscita una cosa che da oltre 40 anni a nessun altro è mai successa in Italia: vincere la Davis. Anche Sinner, però, ha la possibilità di riuscirci perché l’Italia alle finali di Malaga è qualificata e, a differenza dell’ultima convocazione, questa volta Jannik risponderà presente per difendere il tricolore.

Gli obiettivi

Nulla a che vedere con la finale contro il Cile di Pinochet, ma l’azzurro, nato per fare la storia, vuole regalarla all’Italia così come l’altro grande acuto che manca proprio dai tempi di Panatta e Pietrangeli: uno slam. Il primo vinse un Roland Garros, il secondo addirittura due volte fu incoronato re di Parigi, ma l’altoatesino preferisce il veloce e per questo le occasioni migliori nel 2024 saranno Australian Open, Wimbledon e Us Open.

Perché dopo un primo anno di ambientamento con il nuovo coach, questo era quello della consacrazione e le aspettative le sta rispettando in pieno. Adesso serve l’ultimo miglio per essere competitivo e vincente anche contro due mostri come Carlos Alcaraz e Novak Djokovic. E se contro il serbo prima o poi sarà la carta d’identità a presentare il conto a Nole, con lo spagnolo ci sono tutti i crismi della grande rivalità che può durare un decennio.