Un Bologna formato Champions League. E definirlo sorpresa, forse, appare quasi riduttivo. Il quarto posto a pari merito con la Roma è senza dubbio il risultato più eclatante di questa prima parte di Serie A. Numeri alla mano, però, nulla di più meritato, basti pensare già solamente alla classifica se contassimo solo le ultime cinque giornate.
La crescita
La squadra di Thiago Motta sarebbe comunque quarta con 10 punti conquistati su 15 dietro solamente a Inter e Juventus (13 punti) e Roma (11). Insomma, nessuno può dire che i rossoblù non meritino la posizione ricoperta e la vittoria contro la Salernitana targata Zirkzee ne è la prova. Una crescita, quella del club di Saputo, che viene da lontano, cominciata con Sinisa Mihajlovic in panchina e Walter Sabatini alla direzione sportiva, proseguita oggi con il tecnico rivelazione di questa Serie A: Motta.
Le statistiche
Per la sua squadra, la partita dell’Arechi sancisce il primo successo felsineo fuori casa in questo campionato. Fino a domenica, infatti, i rossoblù non avevano mai toccato il traguardo dei tre punti lontano dal Dall’Ara. Ma non è tutto qui però: nella storia del Bologna, è stata anche la prima vittoria sul campo della Salernitana che, tra le altre cose, proietta i felsinei in zona Champions.
A concludere la striscia di episodi positivi che il match dell’Arechi si porta dietro, c’è il pareggio tra Roma e Fiorentina, che garantisce ai rossoblù il vantaggio in classifica sulle due dirette avversarie. Domenica prossima, poi, lo scontro diretto con i giallorossi e una sfida nella sfida, quella tra Mourinho e Motta. L’allievo che studia e sfida il maestro.
Il jolly
Perché nei successi del Bologna c’è tanto dell’allenatore italo-brasiliano. Lo stesso che ha rifiutato la panchina del Napoli campione d’Italia, per crescere facendo la giusta gavetta. Perché esser stato un grande giocatore non garantisce essere anche un grande tecnico. Il capolavoro del tecnico ha il volto rilassato e sorridente di Joshua Zirkzee, finora 7 gol e due assist in una stagione super.
Che fosse forte lo si era capito anche negli anni scorsi, ma ora il lungagnone olandese si è trasformato da interessante promessa a giocatore vero, che gioca per sé e per i compagni e fa impazzire gli avversari con colpi di tecnica sopraffina. Tanti storsero il naso quando il ds Sartori lo portò sotto le due Torri per una cifra vicina ai 10 milioni di euro. Ora ne vale almeno il quadruplo, in attesa di ulteriori miglioramenti che sicuramente arriveranno.
L’impatto dell’allenatore
Tornando a Motta, il vero artefice del miracolo, si è conquistato negli anni la reputazione di un allenatore “democratico” nel suo stile di gestione, schierando chi si allena meglio, indipendentemente dal nome. Tuttavia, la sua leadership riflette più un ‘assolutismo illuminato’, dove alla fine le sue decisioni prevalgono. La necessità, infine, è quella di costruire un’identità chiara per la squadra, enfatizzando l’importanza dell’equilibrio tra attacco e difesa.
Dopo un anno e mezzo il progetto di Motta sembra essere andato in porto con un gioco autoritario, basato su freschezza fisica, tecnica e mentale della squadra. Il suo Bologna è al quarto posto a pari punti con la Roma a quota 25 e ora sogna la Champions dopo aver superato anche il Napoli in classifica.