Dopo domenica, la domanda che si stanno facendo tutti è: “Ma ora la Ferrari può veramente sognare?”.

Troppo presto per dirlo nonostante i segnali siano quantomeno incoraggianti e tutti, addetti ai lavori compresi, considerato il passo gara di Sainz in particolare dicono che lo spagnolo avrebbe vinto a prescindere dal ko di Verstappen.

Fatale, al pilota olandese, ancora Melbourne, perché sempre in Australia, ma nel lontano 2022, ci fu l’ultima gara dove Max andò al tappeto per un problema tecnico. Corsi e ricorsi storici, con la Ferrari che vinse quel Gp, rilanciando però solo sulla carta delle ambizioni di titolo che furono fermate da un dominio RedBull senza precedenti. E dunque, memori di allora, è presto per i trionfalismi in casa Cavallino, perché la coppia Verstappen-Red Bull ha fatto benissimo nei primi due gran premi dell’anno in Bahrain e in Arabia. E perché dopo 43 gare sempre a punti, di cui le ultime 9 sul gradino più alto del podio, un passo falso può capitare ed è giusto allora andarci coi piedi di piombo.

Ciò non toglie che la Ferrari a Melbourne abbia lasciato più di qualche sensazione positiva, dimostrandosi veloce e affidabile per tutto il weekend.

E mentre tutti parlano del predestinato Leclerc e dell’attesa per Hamilton, a stupire è stato Sainz che a nemmeno due settimane dall’intervento di appendicite è tornato, ha lottato e regalato alla Ferrari una vittoria che mancava dallo scorso GP di Singapore. Una vittoria meritata e impreziosita dal secondo posto di Leclerc.

Vincente si è rivelata intanto la scelta Pirelli di portare a Melbourne uno step di mescole più morbido rispetto al 2023 (C3, C4 e C5) che ha imposto alle squadre una sfida tecnica apparsa chiara sin dal venerdì. Che i presupposti sarebbero stati buoni si era capito dalle prime prove libere che avevano subito confermato un buon passo delle due SF-24. I 58 giri completati domenica a Melbourne hanno solo confermato il tutto, con Sainz bravo a imporre il suo ritmo e a rilanciare i sogni di una Rossa che da troppo tempo non riesce nemmeno più a sognare.