Basteranno solo poco meno di sette ore di volo a Koulibaly per arrivare a Riad e immergersi nella sua nuova vita e nella sua nuova avventura. Un volo di poco meno di sei ore invece per Brozovic se dovesse decidere di chiudere l’accordo con l’Al-Nassr.

Il nuovo orizzonte saudita

L’Arabia Saudita è di fatto la nuova Cina, con la differenza che è molto più vicina all’Europa e che non ha – per il momento – legislazioni restrittive per ingaggi proibitivi. La prospettiva così di una nuova avventura esotica in una terra che sta subendo un notevole sviluppo socioeconomico e con la possibilità di godersela con un patrimonio quasi illimitato, è il fattore predominante – per alcuni, non ancora per tutti – di questa sessione di calciomercato.
Per quanto l’appeal del calcio internazionale ricada sempre sulla zona occidentale del globo e più nello specifico in quella europea, l’Arabia Saudita sta facendo di tutto per entrare nella cerchia ristretta dell’élite del calcio mondiale, cercando in ogni modo di attrarre a sé gli occhi di tutti gli addetti ai lavori. Il primo step in programma è sicuramente quello che vede spronare i calciatori più rinomati e vincenti dell’attuale panorama calcistico a trasferirsi in un campionato restato finora per lo più anonimo.

La Lega saudita professionistica (Saudi Professional League) infatti ha una storia piuttosto recente se pensiamo che il primo campionato di questa lega è stato istituito poco meno di cinquant’anni fa. Ma è solo negli ultimissimi anni che l’Arabia sta cercando attraverso vere e proprie riforme interne al paese di rilanciare il suo campionato e la sua terra come snodo fondamentale dell’intrattenimento sportivo internazionale, cercando di proporsi come miglior scenario possibile per eventi sportivi di spicco che riguardano la partecipazione di altre nazioni.

Gli investimenti…

Per attuare questa importante manovra interna, lo sbocco principale scelto come vetrina sul mondo è stato proprio quello del calcio. Il principe saudita Mohammed Bin Salman ha intenzione di rendere il campionato di calcio saudita uno dei più importanti al mondo e, proprio per questo, lo stesso governo sta entrando direttamente nella partecipazione dei club della lega, cercando di supportare al meglio questa complessa evoluzione.

Tramite il Fondo Statale Saudita, il PIF che sta per Public Investment Fund, lo stato sta prendendo il controllo dei principali club sauditi, proprio quelli che ci stiamo abituando a leggere negli ultimi mesi, potendo così investire direttamente ingenti e sproporzionate somme di denaro nella promozione e nel rinnovamento dei club stessi. Il responsabile attuale di questo fondo, il cui patrimonio stimato è di circa 620 miliardi di dollari, è proprio Mohammed Bin Salman, erede al trono saudita e Primo ministro arabo dal settembre 2022.

Il fondo – lo stesso che ha acquistato e sta guidando la recente incredibile rinascita del Newcastle – ha recentemente acquisito il 75% delle quote dei principali quattro club della Saudi Professional League, ovvero l’Al-Hilal, l’Al-Nassr, l’Al-Ittihad e l’Al-Shabab. Tre di questi hanno sede a Riad, capitale e città più grande dell’Arabia Saudita, seguiti dall’Al-Ittihad con sede a Gedda, la seconda città più grande del paese.

I quattro club più prestigiosi

Questi quattro club, oltre ad aver quindi sede nelle due più prestigiose ed importanti città del paese, sono anche quelli più titolati della recente storia della massima divisione del campionato nazionale di calcio: guida l’Al-Hilal con 18 titoli vinti e seguono Al-Nassr e Al-Ittihad con 9 titoli e l’Al-Shabab con 6 successi. Sono proprio queste le squadre che si stanno contendendo i principali esponenti del calcio internazionale, prediligendo solitamente quelle stelle che sono verso il finale di carriera ma, proprio in virtù dell’ambizioso progetto del principe saudita, si stanno affacciando anche verso ingaggi di calciatori ancora in piena attività e con un contratto attivo con altre società.

Non si punta più quindi solamente allo svincolato d’oro, ma l’Arabia sta entrando nel vivo delle trattative di mercato internazionali proponendo riscatti di clausole contrattuali ad ogni cifra, ingaggi da capogiro e insinuandosi con prepotenza nelle contrattazioni tra le élite dei club europei.

La strategia…

La rinascita quindi dell’Arabia dell’intrattenimento sportivo passa quindi sicuramente per la via di un lavoro accurato di marketing strategico e puntuale che mira a promuovere questo territorio sotta una luce diversa, in ottica di attirare pubblico e media dalla propria, passando per uno dei canali più potenti che accomuna le culture di tutto il mondo: il calcio. E non a caso un esponente che racchiude al meglio questi due fattori, calcio e popolarità mediatica, è stato scelto strategicamente come ambasciatore del turismo dell’Arabia Saudita: Lionel Messi. L’argentino viene pagato cifre esorbitanti per ricoprire questo ruolo ed in cambio deve solamente… andare in vacanza in Arabia, promuovendone lo stile di vita, le infrastrutture e l’intrattenimento sportivo appunto, dimostrando il tutto con documentazione social prestabilita.

La mossa ingaggi…

Eppure, sembrerà ironico, ma è proprio lo stesso Messi che ha rifiutato l’ingaggio faraonico dell’Al-Hilal che l’avrebbe portato a giocare in uno degli attuali club rivali di Cristiano Ronaldo, il più vincente della lega saudita. Ed è proprio questo l’altro aspetto chiave che sta giocando un ruolo decisivo nel trasferimento di tanti campioni in Arabia. Con i finanziamenti quasi illimitati del fondo statale saudita si riescono ad offrire ai giocatori degli stipendi ben al di sopra delle cifre che anche i maggiori club europei sono disposti a pagare, riuscendo a sfruttare questo fattore come specchietto per le allodole e a concretizzare parallelamente così il piano di rilancio del paese.

Sono già numerosi i nomi di spicco che hanno ceduto al fascino arabo e la lista non tende a diminuire. Seppure, come accennato precedentemente, non sono mancati anche rifiuti di altissimo livello.
Il problema principale derivante da questo tipo di mercato esageratamente aggressivo da un punto di vista economico e portato avanti dall’Arabia Saudita, che sta interessando ora non soltanto calciatori ma anche alcuni degli allenatori più prestigiosi del settore, è quello di annientare completamente la sana competizione tra i club e la conseguente concorrenza che c’è sempre stata nelle lotte di mercato. Ma, escludendo la potenza araba, è stato comunque mai possibile identificare come equa la potenzialità d’acquisto dei vari club sul mercato?