Prosegue la crescita esponenziale del talento altoatesino Jannik Sinner nel tennis mondiale. Il campione di San Candido si è imposto nel China Open, l’Atp 500 di Pechino, battendo in semifinale Carlos Alcaraz, attuale numero 2 al mondo, ed in finale poi ha superato, per la prima volta in carriera, il russo Daniil Medvedev, numero 3 del Ranking Atp.

Il successo

Questo successo lo ha proiettato al numero 4 nel Ranking mondiale, posizione mai toccata da nessun italiano dopo Adriano Panatta nel 1976. Due sfide in cui Sinner ha usato molto la testa, oltre allo straordinario braccio, per vincere ben tre tie-break su tre, due con il russo e uno con lo spagnolo.

Due gare difficili sia sotto l’aspetto fisico che su quello mentale, che però Sinner ha fatto sue con determinazione e sicurezza.

Le statistiche

Caratteristiche sicuramente da coltivare e da padroneggiare, che potrebbero permettergli, come dicono tanti suoi estimatori compreso ‘Mister SlamNovak Djokovic, di andare a prendere i primi tre posti della classifica. Sinner è inoltre diventato il terzo giocatore quest’anno a vincere un torneo battendo le prime due teste di serie del torneo dopo Medvedev a Dubai e Dusan Lajovic a Banja Luka.

L’ascesa di Sinner in stagione, anche dopo le polemiche per aver saltato la prima parte della Coppa Davis, è stata quasi inarrestabile e lo ha condotto ad essere il secondo italiano con la miglior classifica di sempre. Ha infatti eguagliato il best ranking di Adriano Panatta, ed ora deve andare a prendere Nicola Pietrangeli, numero 3 nel 1959 e 1960 nelle classifiche pre-computer.

Il percorso di un talento

Sinner è sempre stato un talento che avrebbe anche potuto farsi strada in uno sport diverso dal tennis. E’ quello che viene definito un atleta multipotenziale. L’essere cresciuto tra le montagne della Val Fiscalina in Alto Adige, circondato dalla natura incontaminata, lo ha plasmato soprattutto a livello mentale.

Del resto anche la posizione geografica del rifugio di famiglia ha offerto al giovane Sinner tante opportunità per esplorare vanie discipline sportive.

A soli quattro anni, infatti, ha indossato sci e scarponi, dimostrando già allora una grande talento e l’amore per la neve e la velocità, arrivando ad essere una giovane promessa dello sci italiano nello slalom gigante.

L’amore per il tennis

Poi ad otto anni l’illuminazione del tennis, con l’innamoramento per questa disciplina che ha coltivato sin da subito, trasferendosi anche in Liguria ma continuando a studiare. Un atleta a tutto tondo che è cresciuto sotto gli insegnamenti di un grande del tennis italiano, Riccardo Piatti, suo coach storico, per poi passare prima con Simone Vagnozzi e infine con Darren Cahill, uno dei migliori coach al mondo, che lo sta facendo crescere sia dal punto di vista tattico e anche fisico per cercare di spingersi fin dove (quasi) nessuno è mai giunto prima…