Ancora tre tappe e poi calerà il sipario sul Giro d’Italia 2024 con un uomo solo al comando: Tadej Pogacar. Lo sloveno si presentava alla kermesse italiana- per la prima volta – da favorito d’obbligo, pronostico rispettato fin dalla seconda tappa, quella con l’arrivo al Santuario di Oropa, palcoscenico del capolavoro di Marco Pantani nel 1999, dove Pogi ha conquistato prima vittoria e maglia rosa, mai più lasciata.

Dal 5 maggio in avanti un crescendo rossiniano di capolavori, con altri quattro successi di tappa, per un dominio evidente anche nelle frazioni a lui meno congeniali sulla carta, come in quella con arrivo a Fossano, dove una clamorosa accelerazione nell’ultimo piccolo strappo prima dell’arrivo è stata disinnescata solamente a 150 metri dall’arrivo.

Un modo di correre sempre positivo, che ha emozionato la gente, creando hype nonostante il netto divario con gli altri come testimoniano gli oltre 7 minuti di vantaggio sul più diretto inseguitore, Daniel Martinez.

Emozionante anche il colpo di Julien Alaphilippe nella tappa con arrivo a Fano, un successo che mancava dal 2023 in un periodo non facile per un campione che ha dominato la scena per anni, come Filippo Ganna nelle corse contro il tempo.

Top Gun ha trionfato a Desenzano del Garda, mettendo fine al digiuno che durava dalla Vuelta 2023 e da oltre 1000 giorni, valer a dire dall’acuto – sempre a cronometro – di Milano nel 2021 nella corsa a tappe italiana più importante.

Gli altri azzurri? Splende il solito Jonathan Milan, dominante in volata e sempre più vicino alla seconda maglia consecutiva nella classifica a punti, passando per Alessandro Tiberi, la speranza azzurra per le corse a tappe del futuro, un concentrato di concretezza e versatilità a caccia della maglia bianca, senza dimenticare il giovanissimo Giulio Pellizzari, battuto solo da Pogacar sul Monte Pana dopo un’azione entusiasmante.

Ora però è il momento della resa dei conti, con l’ultimo weekend di gara.

Oggi tappa non banale, la Montegliano-Sappada, 157 km oltre 2.800 metri di dislivello, quattro Gran Premi della Montagna, un palcoscenico che potrebbe essere l’ideale per fughe partite da lontano nella giornata in cui verranno superati i 3.000 km, in attesa del gran finale di sabato, con l’ultimo “tappone” di montagna. Arrivo a Bassano del Grappa, con subito lo spauracchio Ca’ del Poggio (19% di pendenza massima), per affrontare due volte il Monte Grappa, salita dura, accompagnata da una discesa molto tecnica, nota per esser stata terreno di caccia per Vincenzo Nibali nel 2010.

Saranno gli ultimi veri attimi di bagarre, in cui tutti dovranno tirare fuori le ultime energie dopo 182 km e 4.200 metri di dislivello, prima della passerella finale a Roma, 125 km con partenza nel quartiere Eur per poi terminare – a giochi ormai fatti – nel classico circuito cittadino che vedrà scrivere i titoli di coda all’edizione numero 107 del Giro d’Italia.