Non è ancora finito, ma il 2024 di Jannik Sinner è già nella storia. Il trionfo agli US Open lo proietta ancora di più nella leggenda del tennis italiano, che uno così non lo aveva mai visto.

New York è solo l’ultimo tassello di dodici mesi da paura, volendo aggiungere anche i successi di fine 2023. Non si possono, infatti, non menzionare i trionfi a Pechino e Vienna, che hanno anticipato la cavalcata alle Finals, chiusa all’ultimo atto contro il vittorioso Djokovic, e la vittoria italiana in Coppa Davis.

Dopotutto, nei due 500 in Cina e Austria, sono arrivati i primi due successi in carriera contro la bestia nera Medvedev, ed è proprio quello il vero punto di svolta della carriera di Jannik Sinner, che da quel momento non si è fermato più.

In un novembre stellare, incanta prima il Pala Alpi Tour di Torino, dove anche Djokovic deve arrendersi ai gironi (prima di vendicarsi in finale); poi raggiunge i suoi connazionali a Malaga, dove riporta all’Italia la Coppa Davis per la prima volta dal 1976. Un antipasto che a quasi tutti riempirebbe la pancia come una cena completa, ma Jannik fa parte di una minoranza di campioni, e dopo la scorpacciata autunnale ha ancora più fame di prima.

Via con il 2024, ed ecco che il 28 gennaio arriva il primo Slam alla prima finale. Vittima di Sinner è di nuovo Daniil Medvedev, rimontato da un iniziale svantaggio di due set in una partita leggendaria. Di nuovo il calendario del tennis italiano, fermo anche in questo caso dal 1976, viene aggiornato dall’altoatesino: è il primo campione Slam italiano in singolare maschile dopo 48 anni, il trentunesimo se contiamo tutti i tabelloni. Sazio? Macché.

Un mese dopo, a Rotterdam, Jannik piega de Minaur e aggiunge un altro ATP 500 alla bacheca. La domanda che tutti si fanno non è più “se” sarà numero uno del mondo, ma “quando”. Al Masters 1000 di Miami trionfa battendo Medvedev (ancora?) in semifinale e Dimitrov in finale: è il titolo che gli vale la seconda posizione della classifica mondiale, il primo nella storia per l’Italia.

Salta gli Internazionali per il problema all’anca, mentre il caso doping non è ancora di pubblico dominio, ma è già lì in sottofondo a disturbare la sua serenità. Ciò non basta a negargli la festa di Parigi. Al Roland Garros Sinner si ferma in semifinale, ma il ritiro di Djokovic gli vale il balzo in vetta: è il primo numero uno nella storia del tennis italiano.

Si passa sull’erba, ma la sinfonia non cambia. Sinner vince il torneo di Halle, mentre a Wimbledon viene sconfitto ai quarti da Medvedev, che torna a batterlo dopo una striscia di delusioni quasi umiliante per chi, fino a meno di un anno prima, lo aveva sempre battuto.

A pochi giorni dalla partenza per Parigi, una tonsillite lo costringe al secondo forfait consecutivo alle Olimpiadi. Un’amara delusione per Jannik, accompagnata purtroppo dalle polemiche che poi troveranno terreno fertile nella sentenza sul caso doping, reso pubblico solo al momento dell’assoluzione.

La solidità mentale di Sinner, che dall’esterno può essere compresa solo parzialmente, si vede più che mai in questo momento. Il tennista di San Candido trionfa a Cincinnati il 20 agosto, vola a New York e tira dritto fino al trionfo agli US Open, nella cavalcata conclusa ieri sera in finale.

E qui fioccano altri record: quarto giocatore a vincere i due Slam su cemento, il più giovane a riuscirci e soprattutto il primo italiano di sempre. Vittoria numero 55 nel 2024, a fronte di sole cinque sconfitte, e la concreta possibilità di superare le 64 del 2023; oltre a questo, un vantaggio enorme (oltre 4000 punti) sulla seconda posizione del ranking occupata da Alexander Zverev.

Ma la risposta più efficace a tutti questi dati la dà lo stesso Sinner: “Non vedo l’ora di rimettermi a lavorare per migliorare ancora”.